Non è affatto una gran sorpresa che ormai la violenza 

esercitata dagli uomini sulle donne sia diventata una ‘moda’. Ma finora le campagne pubblicitarie si erano limitate a qualche occhio pesto (mai, invece, che si veda un uomo che alzi il pugno), basti ricordare quella del marchio di indumenti intimi Yamamay (“Ferma il bastardo”) o quella di Anna Tatangelo per il marchio di abiti Coconuda: occhi cerchiati di nero, a rimarcare il ruolo di ‘vittima’ della donna, tra classiche pose osè, quasi da calendario per soli uomini. Per carità, non voglio essere fraintesa: le donne devono essere libere di indossare ciò che vogliono, senza che questo debba avere nulla a che vedere con la benché minima molestia sessuale. Ma è davvero ciò che vogliono? O, visto che la sensibilizzazione su femminicidi, stalking, stupri e violenze di genere, grazie al lavoro delle reti femministe e dei centri antiviolenza, è in crescendo, i grandi marchi stanno cercando di affinare le tecniche di vendita simulando empatia con un’universo femminile che si sente sempre più minacciato (o che è solo più consapevole di un fenomeno che già esisteva) da amori criminali (ma l’amore dov’è?), continuando però a riproporre lo stereotipo della donna-oggetto sessuale? Credo che il dubbio che si tratti solo di marketing pubblicitario sia lecito. Se chi fa business (e parlo in generale, non degli esempi citati) vuole davvero dimostrare interesse, che destini anche solo una parte infinitesimale del proprio utile per sostenere centri antiviolenza, per dare lavoro alle donne nelle proprie imprese non solo come modelle ma anche come dirigenti, per creare asili, aziendali e non, e via dicendo.

Nello spot del marchio Infasil, acquisito nel 2011 dal gruppo Angelini, approdato sugli schermi tv nazionali in queste settimane, non ci sono occhi neri ma una donna sorridente che pratica kickboxing in palestra, con tanto di colpi tirati con i guantoni da boxe e calci sferrati all’altezza del viso avversario: “Per non avere fastidi, bisogna sapersi difendere”, recita una voce femminile prima che una ricercatrice ci illustri i consigli contro i fastidi intimi. E se ci venisse il dubbio che non si stia parlando di violenza contro le donne, negli ultimi fotogrammi la protagonista, in strada, scatta subito con un gancio sinistro non appena sente che le viene appoggiata una mano sulla spalla, salvo infine scoprire con sollievo che si tratta del suo allenatore, con tanto di rassicurante abbraccio finale. Dunque, è a questo che siamo arrivate? Da donne impegnate in eterne pulizie e da mamme rassicuranti che offrono merendine salutari siamo state trasformate dalla pubblicità massmediatica in combattenti, senza nemmeno accorgercene? “Per non avere fastidi, bisogna sapersi difendere”, con tanto di video illustrativo, non è un messaggio subliminale: è quasi un corso base di autodifesa. E’ l’immagine che la società rimanda oggi della donna attraverso lo specchio deformante della tv. E’ lo sfruttamento delle nostre paure: se in passato si faceva leva sul nostro senso di colpa per non aver lustrato bene un pavimento o non aver spalmato nutella a sufficienza per i nostri pargoli, adesso dobbiamo essere pronte ai calci roteanti per difenderci dagli uomini che ci circondano, senza fidarci di nessuno: se non ci siamo allenate, peggio per noi.

Sono d’accordo: la presa di coscienza collettiva dei fenomeni di violenza contro le donne è importante e se deve passare anche attraverso l’interpretazione fuorviante che ne fanno i pubblicitari è sempre meglio del silenzio, anche se suona un po’ come parlare della sessualità femminile attraverso lo sfruttamento della prostituzione.

Non dobbiamo però mai dimenticare che a legare questi nuovi stereotipi femminili è una “sottile linea rossa”, la stessa che per Rudyard Kipling segna il limite “tra la lucidità e la follia”, e che per noi oggi è il confine tra la folle ma cruda realtà della scia di sangue dei femminicidi quotidiani, e la lucidità degli uomini le cui mani si armano per spezzare le nostre vite.

 

 

Yamamay ferma il bastardo

Yamamay pubblicità campagna ‘Ferma il bastardo’

Yamamay home page del sito

Yamamay home page del sito

Coconuda Anna Tatangelo occhio nero

Coconuda Anna Tatangelo campagna contro la violenza sulle donne

 

Coconuda Anna Tatangelo

Coconuda Anna Tatangelo