Ho provato a contestare quando, recatami all’Unicredit per avere una carta di credito ricaricabile, mi hanno messo in mano un rettangolino plastificato di un rosso sfavillante, con uno stadio illuminato sullo sfondo e quella scritta terribile: Champions league.

A onor del vero, quando ciò è successo, sul finire dell’anno scorso, non sapevo nemmeno se questa competizione sportiva, evidentemente ritenuta così importante da doverla imprimere come valore aggiunto sulla ricaricabile, fosse già avvenuta, in corso o  fosse ancora in là da venire. A differenza del giornalismo cartaceo e persino di quello web, che è possibile non aprire, non è facile, lo ammetto, dribblare lo sport in televisione e, dunque, evitare qualsiasi cosa che abbia a che fare con il calcio: ma con un buon lavoro di zapping, anni di esercizio, persino il distogliere lo sguardo e praticare il distacco automatico dall’ascolto (più difficile ma, con un po’ di allenamento, alla portata di tutti) quando proprio il calcio è ‘tutto intorno a te’, vi assicuro che si può riuscire a non sapere assolutamente nulla dello sport italiano per eccellenza, o per demenza, che dir si voglia.

Ho detto a chiare lettere all’impiegata che quella cartaricaricabiledellachampionsleague non la volevo: preferivo un modello neutro. Ovviamente il problema è tutt’altro che estetico. Evidentemente per Unicredit le carte di credito, ricaricabili o no, sono cose da uomini, altrimenti non avrebbero mai ideato un modello così ‘calcistico’ (non nego, ci sono anche donne a cui piace il calcio, ma sono certo una netta minoranza). Sono gli uomini, deve aver pensato l’istituto di credito, che aprono e gestiscono i conto correnti e le carte di credito, che hanno in mano i soldi. Unicredit sessista, dunque? Sì, senza dubbio, almeno dal punto di vista femminile. Come ogni pubblicità ed oggetto di culto che si rispetti, anche la cartaricaricabiledellachampionsleague è stata ideata per premiare, compiacere o indurre all’uso un uomo. E non c’è stato verso di ottenere un modello diverso: “queste sono ciò che abbiamo in dotazione, inviateci dalla sede centrale” mi è stato risposto dall’operatrice. Mi sono leggermente surriscaldata, ho insistito, le ho spiegato le mie motivazioni, le ho chiesto di informarsi, di farne arrivare una diversa, neutrale (che, a onor del vero, ho scoperto ora sul sito  – all’epoca dei fatti non so – esiste). Ho richiamato nel pomeriggio: niente da fare. Complice il fatto che avevo fretta di usare la ricaricabile, ho dovuto accettare. Per fortuna uso la carta solo per gli acquisti online, quindi da casa: se la tiro fuori, non mi vede nessuno!

Dato che i problemi del vivere quotidiano sono altri, avevo rimosso l’accaduto. Ma tutto ciò mi è tornato in mente in questi giorni per due motivi: un paio di commesse si sono complimentate con me per il mio bancomat (no, non è dell’Unicredit, e non è un modello per sole donne, bensì unisex), sul quale è riprodotto un dipinto: un piccolo oggetto d’arte, un piccolo segno di bellezza; in questi giorni ho sentito nominare la “champions le….” prima di riuscire a girare canale. Ecco ci siamo! Ho in mano la ricaricabile di questo strepitoso evento…