I tre punti cardine per rivoluzionare la vita delle donne e porre fine al patriarcato e ai femminicidi. Senza cambiare la Costituzione

In una relazione affidata a Facebook Anzio Bisa sulla pagina Matriarcato di Governo scriveva di ritenere necessaria una modifica della Costituzione italiana in difesa delle donne.

Io non la penso così: “E’ bene questa presa di posizione “radicale” di un uomo ma non c’è bisogno di modificare la Costituzione (scritta tra l’altro anche da alcune, pochissime, Madri Costituenti: 5 delle 21 elette fecero parte del gruppo ristretto che scrisse il testo). Magari si potrebbe anche solo riscriverla cosi com’è nei contenuti ma senza usare il maschile inclusivo e specificando che il dettato costituzionale è rivolto alle persone, non ad uomini e in qualche caso a donne. Nel patriarcato siamo immersi tutte/i, donne e uomini, ed è difficile esserne consapevoli nelle piccole e grandi cose.

Le ipocrisie della Chiesa e di Papa Francesco

Una delle pietre fondanti del sistema patriarcale è la Chiesa: papa Francesco ci dice quanto siamo brave e meritevoli, come le cose cambino se si assume una donna, però non possiamo diventare una sacerdote: in ambito spirituale il predominio è maschile. Questa sì che è ipocrisia, mentre va a scusarsi in giro per il mondo per i torti commessi da preti pedofili o contro i forzati al cattolicesimo.

Lingua maschilista

Un’altra è la lingua italiana che distingue i due generi ma quella che è una pura e semplice regola grammaticale viene correttamente applicata quando si parla di operaie ma non di ministre o questore, le figure di potere; inoltre la nostra grammatica prevede, e a questo si potrebbe ovviare usando la formula della prevalenza, il maschile inclusivo quando si parla in termini generali per cui se anche solo in un fabbrica ci sono 2 uomini e 500 operaie si parla di lavoratori. La presidente del consiglio, prima donna in tale carica che si fa chiamare, con tanto di circolare scritta, ‘il’ presidente, segno di potere, non solo non infrange il tetto di cristallo ma ve ne pone sopra uno in più, fatto di corrosivo e cancerogeno tetto di amianto.

Nel mio romanzo poliziesco, Il giusto mondo (The right world)  ho usato in via sperimentale il femminile inclusivo e gli uomini, pur presenti come personaggi, scompaiono dallo sfondo.

Cognome materno per il Matriarcato

C’è la questione del cognome paterno, che è servita agli uomini per tramandarsi beni e proprietà, e che finalmente sta iniziando a mutare.

Convenzione di Istanbul

C’è poi una endemica violenza contro le donne (che è effetto del patriacato) riconosciuta a livello globale e per risolvere la quale è stata scritta la Convenzione di Istanbul che è legge, in gran parte inapplicata, anche in Italia. Si interviene col codice rosso ma il problema, culturale, va sradicato a monte: è già tutto scritto nel trattato, basterebbe applicarlo. Più che avere un governo tutto femminile (non mi dispiacerebbe affatto, almeno per vedere l’effetto che fa dopo millenni di dominio maschile, ma non sarebbero pari opportunità) meglio ritengo sarebbe cercare di sostenere una società (più) matriarcale. E che gli uomini (ma anche tante ‘fratelle’ d’Italia o donne inconsapevoli) facessero tanta autocoscienza a cominciare, come cantava Michael Jackson, dalla persona che vedono nello specchio (Man in the mirror).