Vi lascio scoprire da soli cosa Paola acquista alla fine del mese con la ‘ragionevole quota’ di denaro risparmiato che Gianni, il marito, le elargisce per soddisfare ‘le follie di fine mese della sua saggia moglie’. Un premio che Paola non sperpera facendosi allettare dalle vetrine ma compiendo scelte ‘in base ad una scala di valori

che bisogna rispettare’.
Se non si può capire il presente e modificare il futuro senza conoscere il passato è bene guardare questo filmato promozionale, il primo di una serie di 5 intitolati “La grammatica della massaia” ed editi tra il 1960-65, realizzato dal Centro per il Progresso Educativo con la Cge Compagnia Generale di Elettricità di Milano, che al termine reclamizza la propria lavatrice, oggi diffusi su youtube dall’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa.

In questo ‘abc della casalinga’ dedicato a ‘Il bilancio’, si fa un accenno alla ‘donna di oggi’ che ‘si adegua alle trasformazioni non solo indossando la toga dell’avvocato o il camice del medico ma anche svolgendo sulla base di nuove norme il proprio lavoro domestico: l’economia domestica è una ‘scienza della casa’ e lei è una ‘provveditrice e amministratrice della famiglia’. Il frigorifero le dà la possibilità di recarsi solo 2 volte a settimana nei grandi mercati, dove ‘non si fa allettare dalle offerte ma mira diritta al suo obiettivo’, lasciandole così 3 o 4 mattine per le altre faccende domestiche.

Benché definita ‘massaia’ la donna viene subdolamente ritratta come una dirigente d’azienda che deve far quadrare i conti, facendo l’inventario dei beni (a partire da piatti e bicchieri), deve stilare un bilancio preventivo mensile (dal piatto della bilancia, per non far fallire la famiglia, è costretta a togliere un braccialetto, il cui acquisto deve essere evidentemente il suo unico desiderio) e una nota spesa giornaliera, per poi compilare a fine mese, messo a letto il bimbo e con accanto il marito/revisore dei conti (che poi le concede la mancia premio), il consuntivo. Come tutte le pubblicità, anche questa è ingannevole: la donna assurge al ruolo di amministratrice ma in realtà, per l’impegno casalingo impostole dalla società patriarcale con lo stereotipo di moglie e madre perfetta, non è retribuita. Al termine della giornata, però, mentre il marito legge in poltrona, grazie al tempo lasciatole libero dalla lavatrice, lei può creare pupazzetti da vendere a delle fantomatiche ‘boutique’ per arrrotondare le entrate familiari perché… ‘un bilancio equilibrato significa armonia’.