Dal linguaggio dell’anima a quello che interpreta la visione del mondo, dalle vite di donne che hanno lasciato, talvolta misconosciute, un’impronta nella storia alla lettura sociologica dei canoni comportamentali.

Non a caso il titolo del V Festival internazionale della letteratura, saggistica, filosofia e arte al femminile, che si è svolto a Narni (provincia di Terni, in Umbria, con un’appendice a San Gemini) dal 20 al 23 settembre 2012 sotto l’egida dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica (quest’anno è stata conferita una seconda medaglia), era “Alchimie e linguaggi di donne – scrivere per r-esistere”.  Alchimie, dunque, ovvero luce sui diversi elementi che compongono un genere, quello femminile, e un festival che diviene laboratorio di docenti universitarie, scrittrici, psicoterapeute, storiche e filosofe alla ricerca della pietra filosofale, di quel ‘lapis’ in grado di risanare la disparità tra i sessi che ammalora la società odierna. Il Festival di Narni, ideato a promosso da Esther Basile, filosofa, presidente dell’associazione Eleonora Pimentel Lopez de Leon, con Maria Rosaria Rubulotta, e da Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Biblioteca Nazionale di Napoli, Archivio di Stato di Napoli, che ha l’indubbio merito di catalizzare e porre a confronto energie creative, quest’anno è stato dedicato al ricordo, nel centenario della nascita, di Elsa Morante, con una lettura da parte dell’attrice Anna Maria Ackermann e uno sguardo sulla sua vita eclettica gettato dal nipote David, insieme a Elio Pecora e Matilde Tortora, che la conobbero.

“Amor matrio” è invece il termine coniato da Silvana Sonno, autrice del libro “Madri della Patria – Donne e Risorgimento”, per descrivere ciò che aveva spinto donne ottocentesche ad abbandonare canoni e affetti familiari per ottenere un’Italia libera e unificata anche se poi le istanze di libertà ‘di genere’ furono tradite e gran parte di queste figure dimenticate. Anche Liliana Ferro del Centro Donna Lilith di Latina ha accennato al lavoro svolto nelle scuole per riproporre figure femminili risorgimentali, combattenti ma anche pensatrici, mai apparse nei libri di storia (a breve uscirà “Tra letteratura e politica – donne protagoniste del Risorgimento”), ma si è parlato (Basile) anche del pensiero di Hanna Arendt sulle origini del totalitarismo, di Etty Hillesum (da “Un’estrema compassione” di Nadia Neri), testimone di vita nel lager, di Amelia Pincherle Rosselli, scrittrice,  antifascista e femminista, delle “Pagine spettinate” di Claudia Ruggeri (presentata da Angela Schiavone), poetessa morta suicida di cui si sta curando un’antologica, del pellegrinaggio seicentesco di un monaco in Terra Santa scritto in spagnolo d’epoca e tradotto da Angela Caruso dell’Università di Chieti per finire con una performance di Maddalena Crippa su Pier Paolo Pasolini (accompagnata al sax da Nicola Rando).

Tra i tanti scritti presentati in tre intense giornate, c’era anche l’oggi con lo “Specchio delle mie brame” della psicoterapeuta Maria Cristina Barducci (“Cosa vedeva Grimilde, la ‘regina cattiva’ di Biancaneve, nello specchio? Sé stessa? No, un uomo che le diceva come doveva essere”), su narcisismo e passione liberatoria, e la storia dei cortometraggi e delle figure femminili che hanno caratterizzato il cinema d’animazione (“chi credete abbia disegnato Peter Pan, la cucina e la carrozza di Cenerentola? Non Walt Disney ma Mary Blake” ha spiegato l’esperta Matilde Tortora); c’erano la nuova collana edizioni Ghena, che propone storie di lavoro e di vita di professioniste (magistrate, psicoterapeute), l’approfondimento su “La fame delle donne” di Marosia Castaldi (finalista premio Strega) e, ancora, molto altro per finire con un tè letterario a cura delle poete de “La tenda Berbera”.

Alchimie, dunque, per esistere, per resistere, per mantenere attiva, anche in tempi difficili, una rete femminile che vuole fare la differenza.