Parte dal VDay e da OneBillionRising la nuova ondata femminista che arriva fino al MeToo. Ed Eve Ensler parla e dà voce alle donne con il video “My revolution lives in this body”

La mia rivoluzione comincia nel corpo. E non aspetta più”. E’ l’incipit del video, scritto da Eve Ensler, con la voce recitante dell’attrice Rosario Dawnson, per la sesta edizione del flash mob mondiale OneBillionRising e per il 20esimo anniversario dei Monologhi della Vagina e del Vday, movimento globale di attiviste per porre fine alla violenza sulle donne e le bambine. Un breve filmato, che parla, con un rullare viscerale, alle donne di ogni angolo del pianeta e allo stesso tempo dà loro voce. E rimarca che la rivoluzione: “Inizia adesso. E non ha bisogno di approvazione e permesso. Avviene perché deve avvenire” e “… sta rovesciando quello stato mentale chiamato patriarcato”… “non è ingenua, ma crede nei miracoli”… “richiede ascolto, non è centralizzata anche se tutte sappiamo dove stiamo andando”… “avviene gradualmente e tutta ad un tratto, avviene dove vivi e ovunque”.

Ma VDay e OneBillionRising sono anche il punto di partenza della crescente ondata femminista che, autodeterminandosi, prende forme e nomi diversi nella vari nazioni del mondo. Se la canzone simbolo dell’evento, che si svolge sempre in contemporanea in tutto il pianeta il 14 febbraio (giorno di San Valentino e festa degli innamorati, almeno nelle realtà più globalizzate e consumistiche), Break the chain, invita a spezzare le catene (“il mio corpo mi appartiene, niente più scuse, niente più abusi”), allo stesso tempo OneBillionRising lega ad un filo invisibile donne appartenenti a culture e latitudini diverse. E così, quel miliardo di femmine destinate, secondo le stime, a subire qualche forma di violenza nel corso della propria vita in quanto considerate, ad andar bene, secondo sesso, sperimentano, attraverso internet e la condivisione sui social, di avere un unico obiettivo: abbattere il sistema patriarcale che le tiene soggiogate, seppur in forme diverse.
#Ob Rise
Una presa di coscienza globale che ha poi facilitato il nascere di vari movimenti, le denunce degli abusi subiti da intere categorie di donne, fino al recente hashtag #MeToo: è successo anche a me. Il tema particolare di Obr di quest’anno, infatti, è la solidarietà contro lo sfruttamento delle donne, è il prendersi per mano. E’ il @Vday,  dove V non sta più solo per vagina ma anche per (l’auspicata) vittoria.

Soprattutto, parlando il linguaggio ancestrale e universale della musica e della danza, OneBillionRising, consente di trasmettere un messaggio immediato, di passare il testimone tra vecchia e nuova generazione, di far ‘sollevare’ il dito verso il cielo, in segno di identificazione collettiva, anche a quelle donne che, ad un convegno ufficiale, ad un collettivo femminista, ad una marcia per le pari opportunità o ad uno sciopero delle donne non parteciperebbero mai. Per scelta, perché non vedono il tetto di cristallo, perché incatenate al dovere che la società impone loro o perché schiavizzate.

Con OneBillionRising il femminismo torna marea