Virginia WoolfVirginia Stephen Woolf nel racconto ‘Phyllis e Rosamond’ esegue un ritratto magistrale delle giovani condannate agli albori del Novecento alla condizione di ‘figlie di famiglia’. Essere femmine è il loro ‘errore iniziale’ ‘di cui dovranno rammaricarsi per tutta una vita spesa a beneficio dei genitori’.

“Phyllis ha ventott’anni, Rosamond ventiquattro. Sono di figura attraente, di guancia rosea, vivaci; un occhio curioso non scorgerà alcuna regolarità di bellezza nei loro tratti; ma la cura dell’abbigliamento e il modo di porsi conferiscono loro l’effetto della bellezza anche in assenza della sostanza. Sembrano native del salotto,

quasi venute al mondo in abiti da sera di seta, come non avessero mai calpestato un suolo più rude del tappeto turco, o non si fossero mai adagiate su superfici più disagevoli di quelle della poltrona a braccioli o del sofà. Vederle in un salotto affollato di uomini e donne elegantemente vestiti è come vedere un commerciante alla Borsa Valori, o un patrocinatore legale al Tempie. È quello il loro ambiente nativo, il loro posto di lavoro, la loro arena professionale: ogni loro movimento e parola lo proclamano. Ivi, chiaramente, esercitano le arti a cui sono state educate fin dall’infanzia.
Ivi, probabilmente, conseguono le loro vittorie e si guadagnano il pane”.